16 Novembre 2025

La somatizzazione come bussola evolutiva

Ci sono persone che, per anni, convivono con un certo tipo di somatizzazioni stabili: tensioni muscolari, disturbi gastrointestinali, rigidità cervicali, scariche mattutine, dolori lombari.

Sintomi che diventano quasi parte dell’identità corporea, accompagnando la persona con una regolarità prevedibile. È sorprendente osservare cosa accade quando, in un particolare momento della vita, queste somatizzazioni scompaiono quasi del tutto, lasciando spazio a un unico sintomo dominante: la tensione notturna e la difficoltà ad abbandonarsi al sonno. Il paziente, abituato a riconoscersi in quei disturbi fisici, rimane spiazzato nel vedere che tutto il “vecchio repertorio” si spegne, mentre il problema sembra concentrarsi su un’unica area: la resa notturna. In realtà non si tratta di un peggioramento. È un cambiamento di livello. Il corpo sceglie dove lavorare: non apre dieci fronti insieme. Quando una persona attraversa un periodo di trasformazione emotiva o identitaria, il sistema nervoso non mantiene attive tutte le valvole di sfogo del passato. Fa il contrario: concentra tutta l’energia su ciò che sta diventando il punto cruciale della crescita. Se la persona sta imparando a fidarsi, a lasciarsi andare, a ridurre il controllo, allora il corpo convoglia lì tutta la sua potenza psicosomatica. Così accade che: lo stomaco non reagisce più, l’intestino si regola, le vecchie tensioni si attenuano, le infiammazioni diminuiscono, mentre il sonno diventa il nuovo terreno di lavoro. Il corpo non “molla” le vecchie somatizzazioni perché sei guarito da quelle. Le molla perché non sono più la battaglia principale. Il nodo profondo non è il malessere: è il lasciarsi andare. La tensione notturna ha un significato molto preciso. Il corpo sembra dire: “Finché non so se posso spegnermi, resto vigile.” La difficoltà ad addormentarsi, i risvegli, la rigidità senza pensieri ansiosi, la mente che si offusca al mattino… sono tutti indicatori dello stesso processo: il sistema nervoso sta imparando qualcosa che non ha mai saputo fare davvero: lasciarsi andare senza perdere sé stesso. Le vecchie somatizzazioni regolavano livelli intermedi di tensione. Il sonno, invece, riguarda il livello più profondo: la fiducia.
Perché la tensione non si spegne “da sola”? Perché la mente può decidere, ma il corpo obbedisce solo alla sicurezza percepita. Chi ha imparato fin da piccolo a sentirsi vivo attraverso: vigilanza, controllo, prestazione, monitoraggio, iper-responsabilità, vive la calma come qualcosa di sconosciuto. Non come riposo, ma come perdita di appoggio. Per questo, quando arriva un momento di alleggerimento, spesso compare il pensiero: “Com’è possibile? Perché non sono in tensione?” Non è ansia. È il vecchio guardiano del sistema, che tenta di riportare la persona nella modalità abituale, non perché sia utile, ma perché è familiare.
La calma arriva a piccoli tocchi, non in un colpo solo La transizione avviene così: 1. compare un istante di sollievo, 2. subito dopo emerge il controllo, 3. la tensione torna un po’, 4. poi il sollievo ricompare, 5. ogni volta dura qualche istante in più. La calma non arriva come un’ondata. Arriva come un animale diffidente che si avvicina lentamente. Compito della persona non è “insegnarla”, ma non spaventarsi quando appare. Ogni volta che si nota un attimo di pace senza cercare di afferrarlo o controllarlo, il sistema nervoso impara una cosa nuova: “posso essere in calma e restare me stesso”.
La somatizzazione non è un ostacolo: è un ponte. In queste fasi, la somatizzazione non è un difetto da estirpare, ma una bussola. Indica il punto esatto della trasformazione. Quando un sintomo vecchio si spegne e ne emerge uno nuovo, significa che la persona si sta muovendo da un equilibrio difensivo verso uno più maturo, meno reattivo, più basato sulla fiducia interna. La tensione non è il problema: è il luogo in cui il cambiamento sta avvenendo. Ed è proprio lì che, a poco a poco, nasce la possibilità di una calma autentica, non imposta dalla volontà ma costruita dalla vita stessa. 
 
 
Bibliografia:
Baldoni, F., & Salcuni, L. (2016). Psicosomatica. Il Mulino.
Damasio, A. (1995). L’errore di Cartesio. Adelphi.
Levine, P. A. (2014). Risvegliare la tigre. Guarire il trauma. Verdechiaro Edizioni.
Porges, S. W. (2022). La teoria polivagale. Fondamenti neurofisiologici delle emozioni. Alpes Italia.
Schore, A. N. (2003).
La regolazione affettiva e la riparazione del Sé. Raffaello Cortina Editore.
Solms, M. (2022). La sorgente nascosta. Raffaello Cortina Editore.
Van der Kolk, B. (2015). Il corpo accusa il colpo. Raffaello Cortina Editore.

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