22 Luglio 2015

Le paure dell’uomo

Le paure dell’uomo sono indissolubilmente insite in ogni essere umano; essa nascono con noi, ci appartengono accompagnandoci nel corso di tutta una vita. Potremmo dire che le paure dell’uomo appartengono “filogeneticamente” all’intera umanità. La paura parrebbe, quindi, qualcosa di sedimentato da millenni nella mente umana. Le paure che incontriamo nella nostra vita sono varie e numerose. Quali sono le paure dell’uomo?
Nell’infanzia esse riguardano l’essere abbandonato; l’entrata al nido, alla scuola primaria. Esse ripropongono l’antica paura del distacco, per intenderci, quella che viene vissuta durante il parto.
In adolescenza si rivivono nuovamente le ansie della prima infanzia, cui se ne aggiungono di nuove. L’adolescente è alla costante ricerca del “gruppo”, con il conseguente bisogno di accettazione da parte dello stesso a cui però si affianca spesso la paura del “rifiuto“, dell'”esclusione“; in adolescenza si sperimentano le prime relazioni amorose, con la paura di essere respinti; il fanciullo vive al contempo il desiderio di autonomia e la paura di allontanarsi. Quello “adolescenziale” risulta essere un periodo intriso di ambivalenza affettiva .
Nell’età adulta molte paure dell’uomo si palesano con l’ingresso nel mondo lavorativo. E’ allora che il lavoratore potrebbe vivere la “paura di non farcela”, di non riuscire a costruire la propria brillante carriera; nella vita privata può sorgere la paura del confronto con la dimensione “generativa”, soprattutto per la donna.  Questi sono i tipici timori materni, i quali possono influire sulla vita del proprio figlio generando in quest’ultimo altrettante paure. In tali casi è di fondamentale importanza che si acquisisca una buona capacità di ascolto di sè, delle proprie emozioni, dei propri sentimenti.
Tuttavia non tutte le paure vengono per nuocere . Esiste, infatti, un tipo di paura che potremmo definire “benefica” e “funzionale” la quale permette di valutare un determinato evento al fine di attuarne il comportamento più adeguato. Essa ci consente di individuare i pericoli esterni di modo che l’organismo si attivi fisiologicamente e mentalmente, predisponendosi all’attuazione di risposte specifiche.
La paura nell’uomo, contrariamente a quanto si possa immaginare, non è qualcosa di innato. Di essa possiamo prendere consapevolezza solo con  il raggiungimento della maturità psichica. Il concetto di “paura” fa spesso riferimento  per l’uomo alla perdita di potere, di controllo. Qualcosa che sfugge al “nostro dominio” è qualcosa le cui azioni non possono essere da noi preventivate. Le paure dell’uomo sono quindi figlie di una vera e propria forma di  disorientamento, una mancanza di punti di riferimento.
La “paura” si presenta a noi in molteplici forme, il termine psicologico che meglio incarna questo tipo di fenomeno è il concetto di “fobia“.
Aracnofobia, claustrofobia, entomofobia, agorofobia, hominofobia, ipocondria,  demofobia, ecofobia, logofobia, altofobia; queste sono solo alcune delle tante forme psicopatologiche da cui potremmo essere affetti.
Tuttavia il concetto di  paura nell’uomo risulta essere qualcosa di più arcaico e profondo rispetto a quello più settoriale e restrittivo di fobia.
Mi permetto di prendere in prestito ed esporre un’ultimo pensiero nonchè considerazione in merito ad una delle forme più consuete e diffuse di fobie, quella per le “altitudini” (la quale cosa, magari, potrebbe riguardare anche te):

“E se la vertigine non fosse paura di cadere ma voglia di volare? “

Riferimenti bibliografici:

  • Carl Gustav Jung (1927) La struttura della psiche in “La dinamica dell’inconscio” (Boringhieri, Torino 1976) vol. 8.
  • Carl Gustav Jung (1976) Coscienza, inconscio e individuazione, (Boringhieri, Torino 1975).
  • Elvezia Benini- Giancarlo Malombra (2010) Le fiabe per vincere…le paure, (FrancoAngeli, Milano 2010).
  • Alessandro Leonti (2015) Interpretare le fiabe: da Carl Gustav Jung ai giorni nostri, (Edizioni Accademiche Italiane, Saarbrùcken 2015).

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